1° maggio “Lombardia al lavoro: l’artigianato cresce ma mancano competenze” la ricerca dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia fa il punto sui dati regionali, sul “caso” Pavia e sulle sfide
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1° maggio 2025
“Lombardia al lavoro: l’artigianato cresce ma mancano competenze” la ricerca dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia fa il punto sui dati regionali, sul “caso” Pavia e sulle sfide future per l’artigianato
Nel tradizionale appuntamento del Primo Maggio, l’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia fotografa un mercato del lavoro in movimento, con segnali positivi ma anche ombre preoccupanti. La Lombardia, prima regione manifatturiera d’Europa e leader nazionale per contributo al valore aggiunto dell’artigianato (20% del totale italiano), nel 2024 registra una crescita occupazionale dello 0,8% su base annua, pari a 37mila lavoratori in più, con un'espansione concentrata tra i lavoratori dipendenti (+75mila), mentre calano gli autonomi (-38mila).
A trainare la domanda di lavoro sono soprattutto le micro e piccole imprese (MPI), che nel secondo trimestre 2025 pianificano oltre 141mila assunzioni, pari al 52,8% del totale lombardo. Le MPI si confermano anche il motore dell’occupazione giovanile: dal 2021 al 2024, l’incremento degli under 35 è stato dell’11%, più del doppio rispetto al +4,7% dell’intera popolazione occupata.
Un altro pilastro del sistema produttivo regionale è rappresentato dai lavoratori immigrati, sempre più centrali per garantire la continuità operativa delle imprese. Nel 2024, le assunzioni previste di personale straniero sono 233mila, pari al 21,9% del totale, con una quota del 19,9% solo nell’artigianato. La Lombardia guida la classifica nazionale sia per numero assoluto di ingressi sia per incidenza sul totale. In settori come le costruzioni e i servizi, il contributo degli immigrati è determinante.

Su questo scenario si proietta però un’ombra pesante: quella dei dazi internazionali, che minacciano l’occupazione del settore manifatturiero lombardo, già in calo nel 2024 dello 0,3%. Un dato peggiore rispetto ad altre grandi regioni industriali europee come l’Emilia-Romagna (+0,4%) e la Catalogna (+0,9%), che espone un comparto chiave della nostra economia a nuove instabilità derivanti dalla geopolitica e dalle tensioni commerciali globali.
A ciò si aggiungono due fattori interni, tipici della realtà italiana: un crescente squilibrio tra domanda e offerta di lavoro (il 61,2% delle figure ricercate dalle imprese artigiane risulta infatti di difficile reperimento, con punte del 67,6% nel territorio di Monza-Brianza), e un quadro complicato dalla mancanza di competenze digitali e green.
Il mismatch è particolarmente evidente in alcune professioni tecniche e specializzate, dove la domanda delle imprese supera ampiamente l’offerta disponibile. Tra i profili più richiesti ma difficili da trovare ci sono:
- Lastroferratori e conduttori di macchinari per il movimento terra (83,6%)
- Sarti, tagliatori artigianali, modellisti e cappellai (83,3%)
- Addetti alla preparazione, cottura e distribuzione di cibi (81,5%)
- Operai addetti a telai meccanici per la tessitura e la maglieria (79,4%)
- Attrezzisti di macchine utensili e falegnami specializzati (78,5%)
- Tecnici programmatori (77,7%)
- Idraulici e posatori di tubazioni (77,3%)
- Meccanici artigianali, riparatori e manutentori di automobili (76,7%)

Accanto a questi mestieri “tradizionali”, il sistema delle MPI cerca anche nuove figure con competenze digitali avanzate – legate a tecnologie come intelligenza artificiale, big data, IoT – e competenze green, fondamentali per la transizione ecologica. Tuttavia, oltre il 58% delle posizioni che richiedono queste competenze resta vacante, rallentando l’innovazione e la competitività del tessuto produttivo regionale.
Pavia: artigianato strategico ma in affanno nella ricerca di personale
La provincia di Pavia si conferma una delle realtà lombarde dove l’artigianato gioca un ruolo strutturale nell’economia e nel mercato del lavoro. Con 22.026 addetti, il comparto artigiano rappresenta il 19,2% del totale degli occupati provinciali, un’incidenza tra le più alte in regione, subito dopo Lecco (19,5%) e Cremona (19,3%). Di questi lavoratori, 9.820 sono dipendenti (44,6%) e 12.206 autonomi (55,4%), a testimonianza di una forte cultura imprenditoriale e artigiana radicata nel territorio.
L’artigianato pavese contribuisce anche alla creazione di valore aggiunto dell’economia locale, incidendo per il 6,9% sul totale provinciale: un dato che, pur inferiore a province come Sondrio (10,4%) e Lecco (9,6%), resta comunque superiore alla media delle aree metropolitane più grandi e industrializzate come Milano (2,8%).
Anche sul fronte dell’occupazione giovanile, Pavia mostra segnali interessanti: i lavoratori under 30 impiegati nelle micro e piccole imprese costituiscono il 15,8% del totale, un dato superiore di oltre due punti rispetto alle medio-grandi imprese locali (13,3%). Il tasso di occupazione giovanile (15-34 anni) si attesta al 49,3% nel 2024, con un incremento di +2,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Questi numeri indicano una tenuta significativa del territorio nella capacità di assorbire e formare giovani risorse nel mondo del lavoro, anche in un triennio segnato da forti instabilità economiche e geopolitiche.
Resta tuttavia forte la criticità legata al mismatch tra domanda e offerta di lavoro: il 63,1% delle figure professionali ricercate nel settore artigiano pavese è difficile da reperire. Questa difficoltà è particolarmente evidente nei profili che richiedono competenze digitali avanzate (difficili da reperire nel 56,4% dei casi) e green (56,5%), ostacolando il pieno sviluppo della doppia transizione tecnologica e ambientale. Anche per Pavia, come per l’intera Lombardia, si conferma quindi la necessità di investire nella formazione specialistica e nell’orientamento professionale.

Servono politiche attive per valorizzare giovani, competenze e inclusione
I dati raccolti confermano che le MPI e l’artigianato sono il cuore pulsante dell’economia lombarda, luoghi in cui si crea valore, si forma capitale umano e si favorisce l’inclusione, anche grazie al contributo fondamentale dei lavoratori immigrati. Tuttavia, le sfide restano aperte: in particolare, la mancanza di competenze rischia di rallentare la crescita e frenare l’innovazione.
Come ha sottolineato Eugenio Massetti, Presidente di Confartigianato Lombardia:
“Le nostre imprese si confermano il luogo perfetto dove i giovani incontrano il mondo del lavoro e imparano non solo a svolgere una frazione di un processo codificato, ma a portare un proprio contributo creativo e originale, ampio. Nelle MPI e nelle realtà artigiane c’è spazio per ragazzi che abbiano voglia di conoscere il mestiere, da cima a fondo, con la duttilità tipica di aziende poco strutturate ma ad alto valore aggiunto”.






