Riparare conviene: l’artigianato dell’autoriparazione spinge il settore automotive
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Riparare conviene: l’artigianato dell’autoriparazione spinge il settore automotive
Nel pieno di una transizione incerta del mercato automobilistico, mentre la produzione rallenta e le vendite restano volatili, c’è un comparto in continua crescita: l’autoriparazione. Trainato dalle micro imprese dell’artigianato e sostenuto da una domanda strutturalmente solida, il settore si conferma un asset strategico per l’economia italiana e un punto di equilibrio nella filiera automotive.
Lo racconta il rapporto 2025 dell’Ufficio Studi Confartigianato, realizzato in collaborazione con l’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia e presentato ad Autopromotec. I dati parlano chiaro: l’autoriparazione tiene il motore acceso del settore, anche quando il resto arranca.
Numeri in controtendenza
Nel 2024 il fatturato delle imprese di autoriparazione in Italia è cresciuto del +7,5%, contro una media UE del +5,8%. Solo nei primi due mesi del 2025, la crescita – pur rallentata – si mantiene positiva (+1,9%). Si tratta di performance superiori rispetto a Germania, Francia e Spagna, che confermano il dinamismo delle officine italiane, soprattutto quelle a trazione artigiana.
A fine primo trimestre 2025, si contano in Italia circa 89mila imprese del settore, di cui 67mila artigiane, che impiegano oltre 154mila addetti. L’Italia è al primo posto in Europa per numero di imprese attive nell’autoriparazione e seconda solo alla Germania per numero di addetti. Il 75% del settore è composto da realtà artigiane, segno di una forte capillarità e specializzazione.

Meno auto nuove, più riparazioni
La resilienza del comparto è strettamente legata al parco auto circolante, che in Italia è tra i più vecchi d’Europa. Oltre la metà delle auto ha più di 15 anni e il tasso di motorizzazione è il più alto dell’UE: 694 auto ogni 1.000 abitanti. In questo scenario, la manutenzione diventa imprescindibile, sostenendo una domanda stabile, indipendente dai cicli delle immatricolazioni.

Auto elettrica: un amore mai sbocciato
La transizione verso l’elettrico procede a rilento. A fronte dell’obiettivo di 6,5 milioni di veicoli elettrici entro il 2030, nel 2024 se ne contavano appena 285.000, con un trend annuo che, se confermato, porterebbe solo a 89.000 nuove immatricolazioni BEV nel 2025. Un gap difficilmente colmabile senza politiche più incisive e infrastrutture capillari.

Innovare per restare competitivi
Il futuro passa anche da qui: digitale e green. Il 68% delle imprese del settore ha investito in almeno un ambito della trasformazione digitale, ma solo una su cinque in tecnologie a minor impatto ambientale. E se da un lato cresce la necessità di nuove competenze, dall’altro emerge la difficoltà a trovarle: oltre il 65% delle imprese segnala problemi nel reperire tecnici preparati per affrontare le sfide della nuova mobilità. Confartigianato ha risposto con il progetto Gate4Innovation, che offre supporto concreto alla transizione tecnologica delle PMI del settore.







