Piano UE per l’automotive: una transizione da guidare insieme
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Piano UE per l’automotive: una transizione da guidare insieme
Con il nuovo Piano d’azione industriale per il settore automobilistico, la Commissione Europea ha tracciato una rotta più equilibrata per la transizione verso la decarbonizzazione della mobilità. L’obiettivo resta invariato: azzerare le emissioni di CO₂ delle nuove auto e furgoni immatricolati dal 2035, come previsto dal Green Deal europeo. Ma, accanto agli obiettivi ambientali, Bruxelles propone ora una strategia che tiene conto anche della competitività industriale e delle ripercussioni occupazionali sul tessuto produttivo europeo.
Il settore automobilistico europeo impiega oltre 13 milioni di persone, di cui circa 3,6 milioni nei servizi di vendita e manutenzione dei veicoli, un comparto in cui predominano le piccole imprese. In Europa, le auto elettriche rappresentavano nel 2023 il 15,5% delle nuove immatricolazioni, mentre in Italia la quota si ferma al 4%, segnalando un ritardo nella transizione.
Il piano UE prevede misure concrete per sostenere la trasformazione:
- Una flessibilità temporanea nel calcolo delle emissioni medie di CO₂ tra il 2025 e il 2027, per dare respiro alle case automobilistiche;
- Un forte investimento nelle infrastrutture di ricarica: 570 milioni di euro saranno destinati nel 2025 alla rete europea di ricarica rapida;
- La promozione di flotte aziendali elettriche (che costituiscono circa il 60% delle nuove immatricolazioni in UE);
- La costruzione di una filiera europea delle batterie per ridurre la dipendenza da fornitori extra-UE.

Tuttavia, il piano ha effetti che vanno ben oltre la produzione automobilistica: coinvolge in modo diretto anche le officine, i meccanici, gli elettrauto e i carrozzieri. Con l’avvento dell’auto elettrica – che ha meno componenti soggette a usura – si stima una riduzione dei costi di manutenzione fino al 30% nei primi anni di vita dei veicoli, con conseguenti rischi di calo dei ricavi per le imprese di autoriparazione.
Di fronte a questa trasformazione, Confartigianato e Cna hanno espresso apprezzamento per il nuovo piano, ma chiedono maggiore attenzione alla realtà italiana, dove la filiera automotive è composta in larga parte da micro e piccole imprese. In audizione alla Commissione Attività produttive della Camera, le due organizzazioni hanno ribadito la necessità di:
- Una strategia nazionale concreta, costruita in dialogo con tutti gli attori della filiera;
- Un approccio tecnologico aperto, che consideri anche soluzioni alternative all’elettrico puro;
- Misure di sostegno mirate per la riconversione produttiva delle PMI e per favorire la sostituzione del parco veicolare circolante, oggi ancora in larga parte composto da auto a benzina e diesel.

Il rischio, senza interventi mirati, è di disperdere un patrimonio di competenze artigiane e professionali radicate nel territorio. Le officine, in particolare, dovranno affrontare un cambiamento epocale, aggiornando competenze e attrezzature per gestire la complessità dei veicoli elettrici, tra sistemi ad alta tensione, software di bordo e nuove tecniche diagnostiche.
Il futuro dell’auto in Europa si gioca dunque su un doppio binario: green e inclusivo. Solo con il coinvolgimento attivo delle piccole imprese e un uso intelligente delle risorse europee sarà possibile costruire una transizione sostenibile, che tuteli occupazione e know-how industriale.






