Salario minimo in Italia: perché Confartigianato dice no alla soglia legale e punta sulla contrattazione
This is a subtitle for your new post

Salario minimo in Italia: perché Confartigianato dice no alla soglia legale e punta sulla contrattazione
Il dibattito sul salario minimo legale in Italia torna al centro dell’agenda pubblica, alimentato da proposte politiche divergenti e da un contesto economico in cui il potere d’acquisto dei lavoratori è sempre più sotto pressione. Da un lato, le opposizioni rilanciano la proposta di fissare per legge una soglia minima di 9 euro l’ora, a tutela soprattutto dei lavoratori più fragili. Dall’altro, forze di governo come la Lega promuovono l’adeguamento automatico dei salari all’inflazione, mentre le organizzazioni datoriali, come Confartigianato Imprese, ribadiscono il valore strategico della contrattazione collettiva come vero strumento di tutela salariale.
Il modello italiano: protezioni già integrate
Confartigianato sottolinea come in Italia la contrattazione collettiva copra oltre il 96% dei lavoratori del settore privato. Un sistema articolato, che prevede non solo minimi retributivi ma anche tutele integrative come tredicesima, quattordicesima, TFR, sanità integrativa e previdenza complementare – elementi spesso assenti nei sistemi retributivi degli altri Paesi europei.
I rischi del salario minimo per legge
Confartigianato esprime una posizione netta: il salario minimo legale rischia di appiattire le retribuzioni, penalizzare la contrattazione di qualità e compromettere l’equilibrio economico delle imprese. Inoltre, secondo l’organizzazione che tutela e rappresenta le micro e piccole imprese, l’introduzione per legge di una soglia unica ignora le differenze tra settori, territori e livelli professionali, e potrebbe legittimare contratti collettivi deboli o privi di reale rappresentanza. Un’impostazione che metterebbe in crisi il meccanismo di equilibrio raggiunto con anni di negoziazione tra le parti sociali.
La proposta confederale: rafforzare la contrattazione e la vigilanza
Più che nuove soglie normative, Confartigianato propone di rafforzare la vigilanza sui contratti pirata e valorizzare i contratti collettivi firmati dalle organizzazioni realmente rappresentative. In linea con la direttiva UE 2022/2041, Confartigianato chiede che il legislatore incentivi il dialogo sociale, anziché sostituirlo con norme centralizzate.
In altre parole il salario minimo non può essere ridotto a una mera cifra oraria, ma deve rappresentare la sintesi tra diritti, tutele e sostenibilità.
La vera sfida sarà garantire salari equi senza sacrificare l’autonomia contrattuale e la competitività delle imprese italiane.






